Pagina:Lucrezio e Fedro I.djvu/72

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44 di Tito Lucrezio Lib. I.

     1150Son mortali esse ancor; poichè perire
     Con gli occhi stessi pur si veggon tutte
     Da gualche violenza oppresse, e vinte.
     Ma tu già sai, ch’annichilar, non puossi
     Nulla, nè nulla mai crear dal nulla.
     1155In oltre perchè il cibo accresce, e nutre
     Il nostro corpo, è da saper, ch’abbiamo
     E le vene, ed i nervi, il sangue, e l’ossa
     Miste, e composte di straniere parti.
     E se diranno esser mischiati i cibi
     1160Di più sostanze, e corpicciuoli avere
     D’ossa, di nervi, di vene, e di sangue,
     D’uopo sarà, che il secco cibo, e il molle
     Composto sia di forestiere cose;
     Anzi null’altro sia, che un guazzabuglio
     1165D’ossa, di sangue, di vene, e di nervi.
     In oltre tutto ciò che in terra nasce,
     S’egli quivi si trova, egli è pur d’uopo
     Che sia la terra di stranieri corpi
     Anch’ella un seminario: e con le stesse
     1170Parole appunto, argomentar ne lice
     D’ogni altra cosa; onde se il legno occulta
     La cenere, il carbon la fiamma, e il fumo,
     Di forestiere parti il legno è fatto.
Or qui parmi, che resti un solo scudo
     1175Debole e mal sicuro, onde schermirsi
     Anassagora tenta. Ei crede adunque,