Pagina:Lucrezio e Fedro I.djvu/84

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56 di Tito Lucrezio Lib. I.

     Poichè pur della terra anco si pasce
     Ogni cosa mortal, nè mai potrebbero
     Gli alberi produr frutti, o fiori, o fronde,
     Se appoco appoco la gran Madre il cibo
     1475Lor non porgesse. Ma di sopra poi
     Credon, che un ampio ciel circondi, e copre
     Tutte le cose, acciò d’augelli in guisa
     I recinti di fiamme in un baleno
     Non fuggan via per lo gran vano a volo:
     1480E che nel modo stesso ogni altra cosa
     Si dissolva in un tratto, e del tonante
     Cielo il tempio superno in giù ruini;
     E che di sotto a’ piè ratto s’involi
     Il nostro Globo ascosamente, e tutti
     1485Fra precipizj in un confusi e misti
     Della terra, e del cielo i proprj corpi
     Dissolvansi in più parti, e corran tosto
     Pe ’l vuoto immenso; onde in un sol momento
     Di tante meraviglie altro non resti,
     1490Che lo spazio deserto, e i ciechi semi.
     Poichè in qualunque luogo i corpi restino
     Privi di freno, in questo luogo appunto
     Spalancata una porta avran le cose
     Per gire a morte, ed ogni turba quindi
     1495Della prima materia in fuga andranne.
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