Vai al contenuto

Pagina:Luigi Barzini - Al fronte (maggio-ottobre 1915).djvu/140

Da Wikisource.
112 dai ghiacciai dell'adamello


salto. È respinta. Tutto il ciglio della valle è definitivamente nostro.

Da allora è cominciata questa tranquillità che ci sorprende. Il nemico ha rinunciato ad ogni iniziativa. Si rafforza e aspetta. Sembra persuaso della inutilità dei suoi attacchi e rassegnato ad un compito di vigilanza. Noi ci siamo incrollabilmente insediati sulle posizioni che ci eravamo scelte.

Ma anche nel periodo più attivo della lotta, la quiete alpestre della Giudicaria non doveva apparire troppo turbata. La montagna spezza l’azione in minuscole battaglie isolate, importanti per il risultato e infime per l’ampiezza, faticose, aspre, violente, brevi. La notte, improvvisamente, sopra una balza, la fucileria scintilla e scoppietta, e pochi chilometri più in là, al primo svolto della valle, non si sente nulla. La guerra ritorna lassù a proporzioni antiche ed a forme primitive. L’individuo diventa un’unità importante. Una pattuglia può costituire tutta l’ala di un fronte di combattimento. Il comando non arriva e l’iniziativa personale supplisce.

È risorto nei nostri soldati un istinto guerriero, fatto di scaltrezza e di ardimento; hanno ritrovato un’anima primordiale da cacciatori d’uomini: sono divenuti come se sempre fossero vissuti nella selvaggia solitudine dei boschi; hanno la sensibilità di percezione dell’indiano nella jungla; conoscono tutti i ru-