Vai al contenuto

Pagina:Luigi Barzini - Al fronte (maggio-ottobre 1915).djvu/18

Da Wikisource.
xiv prefazione


stessa dava al nemico gli sbocchi d’Italia, formava un saliente ad ogni valle, scendeva quasi alle nostre pianure, minacciava le nostre comunicazioni più vitali. Questi vantaggi naturali non bastavano all’Austria, che voleva agire con la massima rapidità e la massima sicurezza, senza pericoli di controffensive.

Ogni nazione ha il diritto di garantire la difesa dei suoi confini, ma i lavori immensi che l’Austria aveva compiuto e stava compiendo, ai quali nulla o ben poco si contrapponeva, costituiscono i preparativi meticolosi di una aggressione destinata a schiacciarci. Non vi era nemmeno una preoccupazione per la insolente evidenza degli scopi di tanta attività militare, l’aggressione era discussa apertamente in Austria, era patrocinata da Conrad e dall’Arciduca Ereditario, era confessata, e si apprestava secondo un inesorabile programma. La preparazione era per se stessa una intimidazione. Noi non potevamo parlarne in Parlamento e sui giornali senza passare per provocatori. Ci sentivamo già vinti un poco dalla sola minaccia. Sembravamo occupati a rassicurare continuamente il sopraffatore come la pecora rassicurava il lupo. Deprimendo l’esercito, non proporzionando le spese militari, chiudendo le orecchie al