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la lotta dei colossi 235


qualche cosa sopra una delle vette del Montasio.

Il Montasio che domina la valle da sud-est, una immane rupe che tocca quasi i duemila e ottocento metri d’altitudine, dalle forme ardite e strane, superbo e fosco, ha un versante austriaco e un versante italiano. Era stato giudicato inaccessibile. Ma una guida austriaca, pratica della regione, era riuscita a condurvi una scalata e stabilire sulla punta un posto d’osservazione. Le nostre batterie erano là sotto.

Non rimase a lungo lassù, l’osservatorio austriaco. Dove va un tirolese vanno cento alpini: dove va un alpino non va nemmeno il demonio. All’alba i nostri ascesero la montagna da tre lati. Vi impiegarono sette ore. Gli austriaci in vedetta non si difesero e non esitarono. Temendo di essere circondati, fuggirono. Quando i nostri arrivarono sulla vetta, in un rifugio improvvisato con sassi, trovarono un telefono, degli strumenti ottici, un giornale e nel giornale delle fette di salame. Gli uomini che dovevano essere due o tre, erano scomparsi e giù per una balza oscillava la corda a nodi che era servita alla loro discesa.

Da allora la vetta è occupata da noi, e l’artiglieria nemica, che non vide più niente, tirò per qualche tempo a caso, poi smise. Avere un osservatorio vuol dire talvolta comandare una valle. Noi dominiamo una gran parte del-