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Pagina:Luigi Barzini - Al fronte (maggio-ottobre 1915).djvu/363

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le fasi della guerra intorno a tolmino 335


notte. I nostri si fermarono, urlando insulti e sfide; «Vigliacchi! Venite!»


Due giorni dopo si scorgevano nel vallone di Tominski dei reparti austriaci in marcia verso Tolmino. Il nemico non si sentiva più sicuro nemmeno dietro le sue fontane di benzol. Ma la calma per il momento pare tornata nel settore. Qualche duello di artiglierie, alla sera, un crepitìo di fucilate, di tanto in tanto, e lunghe ore di silenzio profondo.

Sulla collinetta conica e verde di Santa Maria, la chiesuola ha perduto il suo campanile. Serviva da posto di osservazione al nemico, i nostri cannoni l’hanno mozzato. Era un campanile rotondo che i nostri ufficiali esitavano a colpire per il dubbio che potesse avere un valore d’arte. Non farebbero del male ad un monumento a costo della vita. Ora il campanile rotondo è un rudero strano, squarciato da una parte, che mostra un interno cavo, annerito dall’incendio delle scale di legno. Un villaggio vicino, Kozarsce, che è stato un punto di appoggio della difesa austriaca, è in rovina. Ma Tolmino è intatta.

Noi lasciamo al nemico l’abominevole prerogativa della distruzione inutile. La città pare deserta, la popolazione, infatti, l’ha fuggita, per le strade nessuno passa, ma alla notte quella solitudine si popola. Tolmino è sempre un grande centro militare, e il rispetto che noi