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352 | l’eroica conquista di plava |
cadde, il capitano anziano assunse il comando.
Questi cadde alla sua volta, il comando passò
ad un capitano più giovane. Il terzo comandante
pure cadde, e il comando passò. Poi un quarto,
poi un quinto comandante del battaglione fu
ferito o morto. All’una del pomeriggio sette capi
si erano successi. E il battaglione non arretrava
di un passo. Il nemico poteva dissolverlo, ma
non respingerlo. Era come un muro che si
demolisce ma non si sposta. L’ordine era di
resistere fino alla morte, e si resisteva fino alla
morte.
Nel pomeriggio comandava il battaglione un giovane tenente che lo resse con indomita energia, come se insieme alla eredità del comando fosse discesa da capo a capo la fiera esperienza del grado. Questo tenente è stato promosso per merito di guerra.
L’azione del battaglione sul fianco estremo sinistro liberò e difese quella della colonna avvolgente. L’attacco generale procedeva fra difficoltà terribili. Un cannoneggiamento più vivo, più micidiale ancora di quello del giorno 12, tempestava i nostri, voleva fermarli, aveva l’intensità e il furore di una disperazione, apriva dei vuoti, squarciava, ma non fermava l’avanzata, che ascendeva a piccoli balzi, risoluta, sistematica, eguale. Le perdite più gravi erano sempre per la colonna di destra, battuta dal fuoco del monte Kuk e dal monte Santo. A sinistra l’attacco urtava in un potentissimo trin-