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Pagina:Luigi Barzini - Al fronte (maggio-ottobre 1915).djvu/441

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sulle pendici del carso 413


l’impressione d’un grido di assalto, perchè aprì subilo il fuoco. Ma questa è la vita di tutte le trincee.

L’avanzata vera, sistematica, perseverante, vigorosa, cominciò ai primi di luglio. Il centro era piantato solidamente su Castello Nuovo, la destra saliva verso il Monte Sei Busi, la sinistra verso il Monte San Michele.

L’offensiva si scatena allora su tutti i fronti, preme sul Podgora, minaccia i ponti di Gorizia, ma è al Carso che tende con volontà intensa. L’azione non vi ha sosta. Ogni notte dei reticolati saltano, ogni giorno delle trincee sono prese. Il nemico si rinforza, concentra nuove batterie di medi calibri nel vallone di Doberdò, contrattacca per tutto, cerca di profittare della vulnerabilità e della debolezza che hanno le posizioni appena prese, quando ancora non c’è stato tempo di farvi i lavori di consolidamento, e vi dirige assalti su assalti. Ma niente ci smuove, teniamo le trincee espugnate, progrediamo sempre.

La lotta era accanita. Il nemico non rifuggiva dai mezzi più sleali, dalle false rese che nascondevano mitragliatrici appostate, dalle false bandiere della Croce Rossa issate su batterie o su comandi, era feroce quando non era in fuga. Non permetteva di raccogliere i feriti caduti fra le due fronti, e non raccoglieva i suoi. Una mattina uno dei nostri generali doveva far cominciare un bombardamento di ca-