Pagina:Luisa Anzoletti - Giovanni Prati, discorso tenuto nel Teatro Sociale la sera dell'11 novembre 1900 per invito della Società d'abbellimento di Trento, Milano 1901.djvu/17

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i frassini del suo monte romito e le maraviglie dei mari; l’odio e la pietà, l’amor celestiale e le tragedie orrende e le furenti orgie del barbaro; i sogni che accarezzano l’origliere della vergine, e le tradite speranze che fan deserta la vita; i ludi dei menestrelli e i romanzi di fantastici cavalieri, e il grido de’ popoli insorgenti e il fragore dell’armi sui campi ove scorreva a fiotti il sangue italiano; le glorie e i dolori de’ grandi, e gli occulti drammi e l’invitta coscienza degli umili; Torquato Tasso e i Campagnuoli sapienti, la Famiglia veneziana e la Cena d’Alboino; bibliche sentenze e arabe novelle, ombre e luce, uomini e dei: tutte le passioni, tutte le esaltazioni, tutti gli spasimi, tutti i delirj, che sul grigio uniforme orizzonte della realtà furono un giorno favilla d’affascinanti trasfigurazioni poetiche.

Lirico per eccellenza, il Prati possedette in sommo grado la facoltà di astrarre da tutto l’universo visibile gli spiriti dell’armonia e della bellezza, che nascosti nel profondo cuore d’ogni cosa creata, parlano di là all’anima del poeta misteriose parole che intende egli solo, e ch’egli solo sa rivelare nel verso; parole che sono al tempo stesso pittura e musica, raggio fiammante e volo eccelso, volo magnifico, levantesi dritto verso il sole, e che lanciato negli altissimi spazj, non ricade in terra giammai. Nella storia dell’arte poetica non vediamo concesso da natura che ben di rado questo volo lirico veemente e gagliardo, che sospeso nell’azzurro, più s’inalza e più s’inebria di luce, e mai non precipita, ma ascende roteando sempre più sublime, finchè pare s’arresti in grembo alla nube sfolgorante, che cel toglie di vista come una divinità che s’inciela. Guai a chi volle cimentarsi a tal volo con ala inadeguata! Guai a chi si ostinò a tentar l’oceano del-