Pagina:Luisa Anzoletti - Giovanni Prati, discorso tenuto nel Teatro Sociale la sera dell'11 novembre 1900 per invito della Società d'abbellimento di Trento, Milano 1901.djvu/42

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posto in una notte, sia da considerarsi come un parto d’ispirazione alquanto men laborioso della Messiade del Klopstock, che a nascere impiegò trent’anni.

Poi si scoperse che la musa del Prati era troppo fantastica, troppo ghiribizzosa. Ma c’era chi pensava tutto l’opposto. E al Camerini, che pure avea sostenuto da buon cavaliere il duello della critica in difesa del poeta trentino, ma forse non avea udito mai il grido degli uomini scender giù dai monti di Bezzecca, saltò un giorno il grillo d’attaccare alla musa del Prati una certa proboscide di elefante, fabbricata tutta di suo genio, perchè gli pareva che così fosse più naturale; essendoché una musa che dagli animali nulla togliesse a prestito, non era ammissibile, secondo il ragionamento ch’egli faceva, potesse venir giù da quei monti medesimi “donde non solevano venire che gli orsi.”

Troppo fantastica, secondo alcuni, troppo vaga, troppo vaporosa, la musa del Prati. Egli si dipartiva troppo dalla realtà delle cose, era un allucinato, un visionario. Gli vantavano al paragone un’arte più solida, più incarnata di fatti positivi, di scientifici veri, di storia, di letteratura, di fisica e di metafisica. Erano a quel tempo venuti a piacere i manuali di mitologia messi in versi; e a quelli che non poteano capire come la Conchiglia fossile era una bellezza appunto perchè non era precisamente una conchiglia fossile, pareva una gran novità il rimario applicato alla mineralogia e alla botanica. Ora, io sono ben lontana dal dire che non avesse anche quest’arte nuova tutto il diritto di farsi largo. Ma dico pure, che oggi di quest’arte s’è ormai veduta co’ nostri occhi una gran decomposizione. La mitologia è tornata ne’ manuali; la mineralogia e la botanica