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ATTO TERZO 95

Tornar stabilmente in quel di pria.
L’osservarlo di troppo ira gli desta,
E ne allunga il malor. Senza curarvi
Di lui, bevete e vi cibate.
(A Macbeth sommesso.)
Un uomo
Sei tu?
macbeth.
Sì, donna, e degli audaci aggiungi,
Perchè posso mirar con fermo core
Ciò che il demonio impallidir faria.
lady.
O bello e di te degno! I consueti
Spettri che la paura ti dipinge,
Come il nudo pugnal nell’aere impresso
Che Duncan ti guidava. E non t’avvedi
Che queste fantasie, questi ribrezzi
Nulla, nulla hanno di ver? Che novellarsi
Dovrebbero soltanto al focolare
Sulla fè della nonna? - Oh ti vergogna!
Perchè quel volto esterrefatto? Un vuoto
Scanno innanzi ti sta, null’altro.
macbeth.
Il vedi
Tu?.... Guarda! guarda là!...
(All’ombra.)
Che dici?
Importar me ne può?... Dacché far cenno
Sai tu, favella!... Se l’arche e le fosse