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206 dell’istoria di verona

ce la mostrò sotto Augusto, indica Marziale, il qual visse sotto Traiano, col celebre distico: quanto al suo Catullo la gran Verona, tanto dovere al suo Virgilio la piccola Mantova (Tantum magna suo, ec.).

Della sua forza sicura testimonianza troviamo nella guerra civile di Vitellio e di Vespasiano: perchè ne’ primi moti consultando in Padova Primo e Varo, ed altri del partito di Vespasiano, dove fosse da far piazza d’armi, fu stabilito di farla in Verona; si perchè avea campagne aperte opportune alla cavalleria, in cui prevalevano, e si perchè parea d’importanza al credito ed all’impresa il torre a Vitellio una colonia florida ed abbondante (Tac. Hist. l. 3: Verona potior visa, ec. Coloniam copiis validam... in rem famamque videbatur). Nel passaggio fu occupata Vicenza, il che fu allora tenuto di considerazione per esser patria di Cecinna, uno de’ principali Capi della contraria fazione. Ma ne’ Veronesi, dice Tacito, fu ben impiegata l’opera, perchè e con l’esempio e con le ricchezze giovarono al partito (in Veronensibus pretium fuit: exemplo opibusque partes iuvere): dove non facendosi menzione di Romano Magistrato alcuno, ma solamente de’ Veronesi cittadini, si può riconoscere, come per governo subordinazione non aveano alcuna. Ben Cecinna conobbe la forza del sito, quando insuperabilmente si accampò tra Ostiglia e le paludi del Tartaro (et paludes Tartari fluminis), assicurando col fiume la schiena, e i fianchi con la palude. Sopravenute poi due legioni. vollero i Vitelliani far pompa delle