Pagina:Maffei - Verona illustrata IV, 1826.djvu/130

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124 capo quarto

quel dalle Navi furono architetti Giovanni da Ferrara e Giacopo da Gozo: in qual anno e per ordine di cui, l’insegna la grandissima lapida di marmo Greco, che fu posta allora su la torre ch’è nel mezo. L’iscrizione non è in latino, ma in volgare: il marmo restava da molte età coperto, e per fabrica posteriore occultato ed ignoto, e si è però non senza molla difficoltà, e con forar pavimenti e solai, levalo e calato a terra, indi trasportato al Museo dell’Accademia, e ripulito dalla calce, con cui era gli più volte stata fatta ingiuria. Può passar questa per la più insigne Iscrizion volgare che in tutta Italia si abbia, considerata la lunghezza sua e la sontuosità, e il non aversi marmo di versi Italiani avanti questo scolpito, già che supposto e mentito si fa conoscer quello dell’Ubaldini, addotto dal Borghini e dal Crescimbeni, non meno per ciò che contiene, che per l’inspezione oculare fattane da noi più volte in Firenze. Il carattere nel nostro marmo è molto grande, e di quella l’orma che chiamiam Gotica, e i versi a due per linea. Questo Poeta fa parlare il Ponte, ed usa il dialetto Veronese, più che il Toscano. Si mette come appunto sta, distaccate solamente e separate le parole con gl’intervalli.