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106 ricordi delle alpi.


la parola fallì; tacqui: che cosa dire? Allora ricorsi col pensiero a te, e desiderai che tu fossi a condividere l’addio solenne di chi stava per abbandonarci per sempre. E mi figurai poi il tuo dolore, si ch’e’ indovinò il mio pensiero, e disse: — Pensi al comune amico, non è vero?

— L’hai detto.

— Io pure. Oh, soave dolcezza lasciare la vita nelle braccia di veri amici! L’amicizia è profumo che dissipa e scioglie ogni nube di noia e d’affanno. Non vi è amaritudine che l’affetto d’amico non addolcisca; non difficoltà che non valga a mitigare. E noi ci amamrao più assai che non leghino i vincoli del sangue; ci amammo per arcane ragioni di mente e di cuore; stessi desi, identiche idee, aspirazioni comuni. Per questo i cuori vissero costanti nella fiducia dell’avvenire, piansero delle ignominie della patria, palpitarono e gioirono del suo risorgimento, e fecero i più bei sogni di sua futura grandezza.

— Ora la lontananza di lui apre gran vuoto nel mio cuore, e sento quanto sia amaro non averlo accanto. Porse meglio così: sarebbe stata troppo grave ferita il destino di questo giorno.

— Gli scriverai la storia di questi momenti,