Pagina:Manuale di economia politica con una introduzione alla scienza sociale.djvu/161

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[§ 22-23] conc. gen. dell’equil. econ. 151


Matematicamente dovremo esprimere che, raggiunto lo stato di equilibrio, quelle variazioni, o movimenti che dir si vogliano, non avranno luogo; il che torna a dire che il sistema si mantiene indefinitamente nello stato considerato.

I movimenti per giungere effettivamente all’equilibrio si possono dire reali. Quelli che si suppongono che potrebbero aver luogo, per allontanarci dall’equilibrio, ma che realmente non hanno luogo, perchè l’equilibrio sussiste, si possono dire virtuali.

L’economia politica studia i movimenti reali, per sapere come i fatti seguono; e studia i movimenti virtuali, per conoscere le proprietà di certi stati economici.

23. Se, dato uno stato economico, da esso ci potessimo allontanare con movimenti qualsiasi, si potrebbero seguire indefinitivamente i movimenti che accrescono le quantità di tutti i beni che un uomo può desiderare, e si giungerebbe così ad uno stato in cui l’uomo avrebbe di tutto a sazietà. Sarebbe evidentemente una posizione di equilibrio; ma è pure manifesto che ciò non segue nel concreto e che conviene occuparci di determinare altre posizioni di equilibrio, alle quali ci dobbiamo fermare perchè non tutti i movimenti, ma solo certi movimenti, sono possibili. In altri termini, vi sono ostacoli o legami che limitano i movimenti, che tolgono all’uomo di seguire certe vie, che impediscono a certe variazioni di avere luogo. L’equilibrio nasce appunto dal contrasto tra i gusti e gli ostacoli. I due casi estremi, già considerati e che non si trovano nel concreto, sarebbero quello in cui non vi sono gusti, e quello in cui non vi sono ostacoli.