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le strofe del marzo 1821. il cinque maggio. 215


      Napoleone tuttavia si doleva di avere per sè tutta la piccola e contro di sè tutta la grande letteratura.
      Non mancò a Napoleone il suo improvvisatore imperiale, Francesco Gianni, che, pensionato con seimila franchi l’anno, cantava:

    Quell’eroe terribil tanto,
    Onde Ettor di vita uscì,
    In due lustri non fe’ quanto
    Bonaparte in un sol dì.


      Il Mascheroni prima di morire scriveva al Serbelloni: «Vi prego dire a Buonaparte ch’egli è in cima di tutti i miei pensieri,» e gli dedicò la Geometria del Compasso. «Egidio Petroni, perugino (scrive il Cantù nella Cronistoria), oltre altri componimenti, fece la Napoleonide, collezione di cento Odi, ciascuna preceduta da una medaglia incisa, celebranti i fasti dell’Eroe.» Tra i lodatori del Buonaparte, il Cantù ricorda ancora Quirico Viviani, Giulio Perticari, Carlo Porta, Saverio Bettinelli, Paolo Costa, Cesare Arici, Felice Romani, Davide Bertolotti, Mario Pieri che d’aver lodato si pentì troppo tardi, Angelo mazza. «Il divinizzare Napoleone (scrive ancora il Cantù) fu un luogo comune dei nostri retori. Nell’Università di Padova, dinanzi al suo busto, il Rettore magnifico conchiuse l’orazione; — Veneriamo, o signori, la presenza del Nume. -» Il Giordani nel Panegirico, dove si vanta di «altamente sentire la dignità del secolo,» ribocca di espressioni simili a queste: «Il mondo è venuto in potestà di tale, non oso dir uomo. Invitando gl’Italiani a considerare le grandezze de’ tuoi benefizii, augusto Principe, in cui la nostra nazione adora il più caro benefizio che riconosca dall’Imperatore in Italia. Quale altro che Iddio, o virtù somiglievole agli Dii, poteva fare sì stupenda consonanza? La virtù di questo divino spirito non ci lascia sembrar temeraria qualunque speranza.» Nello stesso Panegirico il Giordani chiama Napoleone «l’Ottimo e Massimo,» e loda Cesena di fare ogni anno riaprire l’Accademia con le lodi del Buonaparte, egli che più tardi biasimò poi l’uso dell’Università di Torino di lodare ogni anno il Re di Sardegna.