Pagina:Marinetti - I Manifesti del futurismo, 1914.djvu/29

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croste! Via, archeologhi affetti di necrofilia cronica!

Via, critici, compiacenti lenoni! Via, accademie gottose, professori ubbriaconi e ignoranti! Via!

Domandate a questi sacerdoti del vero culto, a questi depositari delle leggi estetiche, dove siano oggi le opere di Giovanni Segantini: domandate loro perché le Commissioni ufficiali non si accorgano dell’esistenza di Gaetano Previati; domandate loro dove sia apprezzata la scultura di Medardo Rosso!... E chi si cura di pensare agli artisti che non hanno ancora vent’anni di lotte e di sofferenze, ma che pur vanno preparando opere destinate ad onorare la patria?

Hanno ben altri interessi da difendere, i critici pagati! Le esposizioni, i concorsi, la critica superficiale e non mai disinteressata condannano l’arte italiana all’ignominia di una vera prostituzione!

E che diremo degli specialisti? Suvvia! Finiamola, coi Ritrattisti, cogl’Internisti, coi Laghettisti, coi Montagnisti!... Li abbiamo sopportati abbastanza, tutti codesti impotenti pittori da villeggiatura.

Finiamola con gli sfregiatori di marmi che ingombrano le piazze e profanano i cimiteri! Finiamola con l’architettura affaristica degli appaltatori di cementi armati! Finiamola coi decoratori da strapazzo, coi falsificatori di ceramiche, coi cartellonisti venduti e cogli illustratori sciatti e balordi.

Ed ecco le nostre conclusioni recise: Con questa entusiastica adesione al futurismo, noi vogliamo:

1. Distruggere il culto del passato, l’ossessione dell’antico, il pedantismo e il formalismo accademico.

2. Disprezzare profondamente ogni forma di imitazione.

3. Esaltare ogni forma di originalità, anche se temeraria, anche se violentissima.

4. Trarre coraggio ed orgoglio dalla facile taccia di pazzia con cui si sferzano e s’imbavagliano gl’innovatori.

5. Considerare i critici d’arte come inutili o dannosi.

6. Ribellarci contro la tirannia delle parole: