Pagina:Marinetti - Teatro.djvu/26

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Lanzirica

Sí! Sí!

Bagamoio

sforzandosi di vincere la sua angoscia con una risata artificiale:

Talvolta il deserto vomita le cose vive che ha ingoiate: oasi, città, carovane... Il deserto è uno stregone pericoloso.

Kabango

Non sono stregonerie. Il sole combina un gioco di specchi coi vapori caldi del deserto.

Mabima

delirando:

Ora cammino fra le palme. Questo è il giorno delle mie nozze. Ma chi mi sposerà? Quanto sono belli i doni del poeta di Fusah! Venti ghirbe piene di essenza di rosa! Le schiave di mia madre mi salutano... Ognuna ha un anello di ottone infilato nella narice destra. La prima mi offre un otre colmo di burro, la seconda una zucca ripiena di miele. Vedo mio padre fra loro... Ma che strano turbante! Porta bellicosamente attorcigliato, di sghembo, intorno alla fronte e alla nuca, un vero serpente... Orrore!... No! No! E’ un serpente di velo verde!... Grazie, padre, per gli amuleti di cuoio che mi hai dati! Contengono ricette contro le malattie... Ma, padre mio, perché non mi difendi? Non vedi come mi insegue dovunque? So che mi ama, ma io non l’amo piú. Non voglio essere sua! No, no, non baciarmi!

Mentre Mabima parla cosí delirando, Kabango, Bagamoio e Lanzirica la circondano agitati dal doppio desiderio angoscioso di ascoltare le sue parole e di interrompere la sua visione delirante.


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