Pagina:Marinetti - Teatro.djvu/565

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Ariella

Cara, ecco la nostra solita domanda che rimane sempre senza risposta. Sono ormai anni che veniamo a consultare ogni sera gli orari di questa stazione in cerca del treno meno ricordante e dello sportello meno lacerante. Purtroppo non c’è più una grande scelta. Occorre decidersi.

Vif- Glin

Siamo gli amanti divisi dai treni, tutti impregnati della nostalgia delle stazioni. Come i monasteri invernali, nelle notti diaccie soffriamo il nostro rimpianto sul fuocherello dello scambio. Amore mio, mi lasci? Cosa farai senza di me? Che ricorderai di me? Te ne scongiuro, non dimenticare i nostri primi baci a sette anni. Eravamo bambini, e già ci adoravamo senza conoscerci... Ma tu disprezzi quei tempi felici. Cattivo!

Ariella

Mentre aspettiamo il treno che ci lacererà, occorre stabilire attentamente il programma dei miei ricordi, delle mie nostalgie e dei miei rimpianti. Disporremo vicino e tutto intorno l’orgoglio dei nostri dolori eccezionali. Poiché nessuno mai soffrirà quanto tu soffrirai e quanto io soffrirò fra poco.

Vif- Glin

Caro! Pensa! Il treno non è ancora in stazione; teniamo ancora uniti i bagagli dei nostri sentimenti patetici. Anzi, io propongo di partire insieme per non dividere lo stock enorme di lagrime. In treno ricapitoleremo tutto il passato contenuto nel nostro amore. Divideremo in due parti esatte la massa delle tenerezze, dei baci e dei singhiozzi.


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