Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/555

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59.Di sua forma non so se t’accorgesti,
che non è mai l’istessa a la veduta.
Faccia ed etá di tre maniere ha questi,
l’acerba, la virile, e la canuta.
Tu vedi ben, come sembiante e gesti
varia sovente, e d’or in or si muta.
L’effigie che pur or n’offerse innanzi
altra ne sembra, e non è piú qual dianzi.

60.Védigli assiso a piedi un Potentato,
da cui tutte le cose han vita e morte,
con un gran libro, le cui carte è dato
volger (com’ella vuol) solo a la Sorte.
A questo Nume, che s’appella Fato,
detta quant’ei determina in sua Corte.
Quegli lo scrive, ed ordina al governo
Primavera ed Autunno, Estate e Verno.

61.Comandan questi al Secolo e palese
gli fan ciò che far dee di punto in punto.
Il Secol poi c’ha le sue voglie intese,
al Lustro impon che l’esseguisca a punto.
Il Lustro a l’Anno, e l’Anno al Mese, il Mese
al Giorno, il Giorno a l’Ora, e l’Ora al Punto.
Cosí dispon gli affari, e con tal legge
signoreggia i mortali, e ’l mondo regge.

62.Vedi que’ duo, l’un giovinetto adorno,
candido e biondo e con serene ciglia,
l’altra femina e bruna, e vanno intorno,
e si tengono in mezo una lor figlia.
Son color (se noi sai) la Notte e ’l Giorno,
e l’Aurora è tra lor bianca e vermiglia.
Or mira quelle tre, che tutto han pieno
di gomitoli d’accia il lembo e ’l seno.