Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/576

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143.Di quanto mai fu ritrovato in terra,
o si ritroverá degno di stima,
o sia cosa da pace, o sia da guerra,
qui ne fu l’essemplar gran tempo prima.
Qui pria per lunghi secoli si serra
ignoto ad ogni gente, ad ogni clima,
poi si publica al mondo e si produce
a l’umana notizia, ed a la luce.

144.Vedi Prometheo, figlio di lapeto,
che di spirto celeste il fango informa.
E vedi Cadmo, autor de l’Alfabeto,
da cui prendon le lingue ordine e norma.
Vedi il Siracusan, che ’l gran secreto
trova, ond’un picciol Cielo ha moto e forma.
E ’l Tarentin, che la Colomba imita,
e ’l grand’Alberto ch’ai metal dá vita.

145.Ecco Tubai, primo inventor de’ suoni,
il Tebano Anfi’one, e ’l Trace Orfeo.
Ecco con altre corde ed altri tuoni
Lino, Iopa, Thamira, e Timotheo.
Ecco con nove armoniche ragioni
il mirabil Terpandro, e ’l buon Tirteo,
fabri di nòve lire e nòve cetre,
animatori d’arbori e di pietre.

146.Mira Tesibio, e mira Anassimene
su la mostra segnar l’ore correnti.
Mira Pirode poi, che da le vene
trae de la selce le scintille ardenti.
Anacarsi è colui, mira che tiene
in mano il fòlle, e dá misura ai vènti.
Mira alquanto piú in lá metter in uso
Esculapio lo specchio, e Clostro il fuso.