Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/611

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283.Mentre ch’ei pur de’ simulacri accolti
nel mondo cristallin l’opre rimira,
del silenzio in tal guisa i nodi ha sciolti
l’alto inventor de la celeste lira:
— Sappi che dietro a molti corsi e molti
del gran Pianeta che ’l quart’orbe gira,
pria ch’abbia effetto il ver, staranno ascose
le qui tante da te vedute cose.

284.Ma que’ successi ch’ancor chiude il fato
t’ho voluto mostrar come presenti,
acciò che miri alcun fatto onorato
de le piú degne e gloriose genti.
Fin qui Giove permette, e non m’è dato
piú in lá scoprirti de’ futuri eventi.
Or tempo è da fornir l’opra che resta:
vedi il Sol, che nel mar china la testa.

285.Vedi, ch’armata d’argentati lampi
per le campagne del suo Ciel serene
la stella inferior, ch’ornai degli ampi
spazii de l’Orizonte il mezo tiene,
mentre de l’aria negli aperti campi
a combatter col dí la notte viene,
prende a schierar de le Guerriere ardenti
i numerosi esserciti lucenti.

286.Lungo troppo il camino, e breve è l’ora,
onde convien sollecitare il passo,
per poter, raccorciata ogni dimora,
tornar per Torme nostre al mondo basso.
Però che ’l suo bel lume ha giá l’Aurora
due volte acceso, ed altrettante casso
da che partimmo, e qui (fuor ch’a felice
gente immortale) il troppo star non lice. —

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