Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/169

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fine che d’interesse, e vi si lavora a giornate ed a canne come fanno i muratori. Stentare gli anni per tirare a fine qualche fatica, e poi in cambio d’onore correr rischiodi riportarne vergogna! È venuto l’altro volume delle mie Rime stampato, ma pieno di tanti farfalloni che non so se ne debba sentire maggior rabbia o pietá. Della ortografia alla fine non mi curarei; ma parole mutate, sensi guasti, concetti stropiati, frasi stravolte, sentenze falsificate e periodi intieri tolti via, oltre le spaccature co’ punti ed oltre Taverne levati forse cinquanta sonetti de’ migliori ch’io mi abbia fatti, son cose da non potersi tollerare. Pazienza! 11 tutto è fatto né si può distornare. Ma se me Tattaccano, mai piú, mio danno. Giovi questo essempio a V. S. ed al signor cavalier Stigliani, a cui do per consiglio che si guardi come dal fuoco di mandare opere sue a Venegia o raccomandarle ad amici, perch’io mi accorgo d’essere stato tradito. Dalle scorrezioni dell’inclusa Difesa potrá Ella argomentare quelle delle poesie, che sono innumerabili ed insopportabili.

Il sonetto del signor Sacramoso è tutto pieno di vivezze e di bellezze, ed io vi veggo dentro spirito e disposizione tale che se ne possono sperare progressi grandi. Del signor Villifranchi non ho piú lettere un pezzo fa, ond’io dubito ch’egli non sia in Firenze. Scrissi a V. S. ch’era bene che gli scrivesse una lettera, dove gli dicesse ch’Ella aspetta la risposta promessale da me. Io la consiglio tuttavia a farlo, perché di qua non corre trafico al presente troppo sicuro con Fiorenza. Il disegno del signor Schidoni venga quando Iridio vorrá.

Ed intanto fo intendere al signor Cavalca che S. A. è ritornata di Nizza e giá incomincia a negoziare. Con che bacio a V. S. le mani.

Di Torino [1614].

P.S. — Mi è giunta o; ora una lettera di V. S., dove mi dá aviso del disegno. Ne sento infinito gusto, e dica da mia parte al signor Scliidoni che non si pentirá della fatica e che gli farò conoscere quanto stimo il suo favore. Desidero intendere il nome della sposa e ’l cognome, per poterlo servire.