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LETTERE E DEDICATORIE 183

misura ch’io gli mandai. Tuttavia V. S. lo ringrazi caldamente da parte mia. Il signor don Lorenzo Scoto qui non ha ricevute le due Difese del Tesauro da lei mandategli, ma sola la lettera. Dice d’avere inviati a V. S. sei volumi delle mie Dicerie per via di non so chi dell’ambasciatore di questo serenissimo residente costi. Desidero di vedere una di quelle che sono state ristampate in Vinegia, se bene credo al sicuro che saranno scorrettissime. Se me ne potrá mandare una, l’avrò cara, indirizzandola ad esso signor Scoto, e il simile potrá fare d é\Y Epistole stampate in Verona, le quali m’hanno fatta saltar la mosca al naso, e certo che chiunque ne sia l’auttore, se ne pentirá, ancorch’io sia sicurissimo che non avrá potuto dare ne’ medesimi pensieri. Pure vorrei che mi lasciassero stare le mie invenzioni. Alle Dicerie non ho aggiunta cosa alcuna, ma solo mutate alcune parolette ed accresciuto qualche periodo. Le manderò quanto prima emendate insieme con la Galeria , purché l’impressione non sia strappazzata come quella della Lira. Subito stampato V Adone ed i Panegirici , ne manderò una copia a V. S. Al clarissimo signor Trevisano fo mille riverenze ed al mio signor Marini mi raccomando con tutto l’affetto. Del mio caro caro signore Crescenzio ho giá ricevuta una lettera, alla quale non rispondo perché dubito che questa lo troverá partito. Se per sorte sará tuttavia costi, V. S. gli baci cordialmente le mani in mio nome e gli dica ch’io sento allegrezza ineffabile del suo ritorno con salute e che presto ci rivedremo. Di grazia, gli faccia tutti quegli onori e carezze per amor mio che saranno possibili, perché cotesto signore è l’anima mia; e s’io credessi che fusse necessario, lascerei tutti gli altri miei interessi per venir di persona a servirlo. E con tal fine le priego dal signor Iddio ogni felicitá.

Di Torino [1614 o 1615].