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CLXXII

Al signor Giovan Battista Ciotti

Brama quadri del Palma, di un pittore fiammingo e del Vanni, e dá notizie Aé\Y Adone.

Mando qui inclusa la risposta alla cortese lettera di cotesto padre canonico regolare. Di grazia, non manchi di fargliela subito consegnare, perché con l’affezione che mi mostra mi ha molto obligato.

Dello Stigliani non occorre piú parlarne. So benissimo ch’egli è in Roma e mi dicono che si muore di fame. Io per me gli ho compassione, ma non la merita per la sua malignitá.

Torno a scongiurare il signor Palma con tutto il core che non mi lasci piú languire, e gli ricordo ch’ è giá passato un anno che mi ha fatto stentare un picciolo quadretto. Aspetto anelando quello del fiamingo, poich’Ella ini dice ch’ è bello. Se mi riesce a mio gusto, gli darò da far dell’altre opere. L’ho pregata cento volte ad avisarmi del prezzo, ma non mi risponde mai a questo punto. Per vita sua mi scriva ciò che par che egli meriti per la sua fatica, ch’io li rimetterò subito il danaro: altrimenti non l’accetterò.

Perché cotesto giovane de’ Vanni fa si buona riuscita, vorrei che si disponesse a lavorarmene un altro della medesima misura, in considerazione dell’amicizia molto cara che passò tra me e suo padre di buona memoria, del che fanno fede molte lettere ch’io tengo sue e molti versi co’ quali io l’ho onorato nella Galeria. Il suggetto potrá scegliere a suo beneplacito tra i seguenti. Se si diletta di far molte figure, potrá far Minerva quando va a visitar le muse in Parnaso. Se ama di farne poche, faccia Mercurio quando ruba gli armenti ad Apollo e Batto pastore che discopre il furto; overo il medesimo Mercurio in atto d’ insegnare a leggere ad Amore, il quale Amore gli stia innanzi a prender la lezione scorrendo la carta con la punta dello strale, e Venere in disparte che lo stia rimirando e ridendo. Se vuol