Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/73

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publica, poco innanzi alle ventiquattro ore, mentre ch’io di lui non mi guardava, mi appostò con una pistoletta carica di cinque palle ben grosse, e di sua propria mano molto da vicino mi tirò alla volta della vita. Delle palle tre ne andarono a colpire la porta d’una bottega che ancora se ne vede segnata; l’altre due mi passarono strisciando su per lo braccio sinistro e giunsero a ferire il Braida nel fianco (giovane virtuoso, ben nato e mio parziale amico, il quale mi era allora a lato e veniva meco passeggiando), talché piaccia a Dio che la scampi. Questo è stato uno de’ piti sensibili ed evidenti miracoli che sia seguito da gran tempo in qua. Miracolo certo della beatissima Vergine, la quale, per la particolar divozione ch’io le porto del continovo, non volse sofferire ch’io in un giorno della sua festivitá fossi morto cosí villanamente per man d’un traditore. E miracolo anco di san Maurizio, del quale agli undici del mese passato io presi il sacro abito. E se ne vede la prova manifesta, poiché tutta la parte sinistra del mantello nuovo è lacera e forata dalle palle, eccetto la croce che sola vi è rimasta intatta e senza offesa alcuna; onde mi conviene appenderlo per trofeo alla cassa delle reliquie di questo santo glorioso. Il disgraziato doppo l’aver commesso il delitto fuggi via, e mi lasciò cosí stordito della vampa che mi feri il viso e della botta che mi percosse il corpo, che non pensai a seguitarlo. Ma vegga V. S. miracolo doppio. Il diavolo, che lo tentò e lo guidò ad effettuare quella pessima intenzione, gli tolse anco il senno e l’intelletto da sapersi salvare. Appena fu in piazza che diede tra gli sbirri. E non ostante che si ritrovasse addosso, oltre la pistola, un fusetto lungo due palmi col quale si poteva per aventura difendere, in somma fu preso e tutto pesto dal popolo fu condotto in prigione, dove senza altra tortura subito confessò e ratificò d’avermi tirato con animo deliberato d’ammazzarmi, affermando che, quando avesse potuto, tutto che fusse stato sicurissimo di morire, mi avrebbe dato di bel mezodi, quando io era in carozza col duca e coi cardinali. Lodato Iddio! la cosa è riuscita in guisa ch’io la posso scrivere e raccontare. Quanto in questa cosa sento d’affanno è da una parte il male dell’amico, il quale mi preme infino all’anima, parendomi che