Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. II, 1912 – BEIC 1873537.djvu/326

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l’altro scompagnamento e difetto io ho piú volte provato nel conferir con altri altre mie fatiche, e sempre o con mio danno o con poco utile. Ma le SS. VV., c’hanno tutti gli due requisiti, potrebbono appunto favorirmi appieno nel mio bisogno e confido che non m’adulerebbono. Ma non ardisco, come ho detto, di gravarle tanto. Pure, perché di questa materia io ho piú volte parlato a lungo col signor Marco Antonio Salvucci, lor cittadino che è qui in Roma, da esso potranno intenderlo piú diffusamente ed a esso io mi rimetto. Fratanto, se Elle conoscono che ’l desiderio ch’io tengo caldissimo di servirle meriti d’essere esercitato, non lo lascino in riposo ma lo favoriscano di qualche lor comandamento.

Di Roma, io d’aprile 1626.

LV

Al signor cardinale Pignatelli, a Morlupo


Non può venire di persona a Morlupo, perché intento ad accudire alla ristampa del Canzoniero : manda pertanto un sonetto.

Di Roma, 20 di giugno 1626.

LVI

Al signor cardinale Antonio Barberini, a Roma


Poiché egli si trova a Frascati, al servigio del Cardinal Borghese, prega il Barberini di fare eseguire un mandato contro un debitore moroso pel pagamento rateale d’una pensione.

Di Frascati, [non posteriore al 1626].

LVII

Al signor Alessandro Angelico, a Cataro


Gli augura buoni affari nell’esercizio della medicina a Cataro, e gli annunzia che non solo non ha avuta la nuova pensione, che sperava, di 120 ducati, ma che una «sentenza rotale» gli ha tolta quella di 40 ducati di cui nelle lettere xlvji e lvi; che un’altra pensione di 50 ducati gli è stata sospesa, e che per la morte del Cesarmi ha anche perduti i 100 scudi annui di cui nella. lettera l.

Di Roma, 15 d’agosto 1626.