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più sappiamo che la rappresentazione pura della legge ha sempre un’alta efficacia educativa (Grundl. 410-11, 412). La legge morale non è pertanto, secondo Kant, una generalizzazione empirica e nemmeno un fatto inesplicabile che la filosofia debba venerare senza cercar di comprenderlo: nella posizione della legge la ragione non fa che riconoscere, sotto l’aspetto pratico, la razionalità e la necessità del suo medesimo essere.


8. Dalla legge morale come dato, Kant procede quindi, coerentemente al suo metodo, per via puramente razionale alla ricostruzione del fatto morale nella sua totalità e nella sua purezza. Questa ricostruzione comprende essenzialmente due parti: nella prima Kant dal concetto di legge razionale perviene a stabilire che legge necessaria di ogni volontà razionale è il principio della determinazione autonoma della volontà; nella seconda, connettendo questo concetto con l’idea trascendentale della libertà, mostra che la stessa ragion teoretica ci rinvia negativamente, per la determinazione del suo limite, a quella realtà razionale pura che la ragion pratica attua positivamente con l’obbedienza alla legge.

Il fatto però che la ragion teoretica è incapace di determinare positivamente questa realtà razionale pura, come non elimina totalmente ogni pretesa della ragione a penetrare in questo mondo ed a darcene, almeno, per mezzo della fede, una rappresentazione simbolica, così non può eliminare dal nostro pensiero il grave problema del rapporto di questa realtà intelligibile con la realtà sensibile sotto l’aspetto metafisico. Come ha inteso Kant questo rapporto? Il mondo intelligibile è realmente solo un punto di vista (Grundl. 458), un correttivo della realtà empirica, un ideale regolativo, che, per quanto concepito nella sua purezza come indipendente da condizioni empiriche, ha pur sempre solo in realtà la sua attuazione ed il suo centro di gravità nella realtà empirica? O rappresenta invece un’altra forma di realtà assolutamente indipendente in sè dalle condizioni della realtà sensibile e che perciò, sebbene non sostanzialmente altra da questa, può a buon diritto rispetto ad essa considerarsi come un mondo trascendente? È ovvio che dalla soluzione di questo problema dipende anche la soluzione delle difficoltà sollevate dal principio morale kantiano. Perchè se lo