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alta espressione della perfezione intelligibile. Ma non è necessario per questo che ciascuno possa venir derivato quanto alla materia e quanto alla forma dal principio formale: così «le leggi particolari (della natura) concernenti fenomeni empiricamente determinati non possono venir derivate integralmente dalle categorie, benchè nel loro insieme siano subordinate ad esse» (r. V. 127). Non è stata mai del resto opinione di Kant, nonostante qualche sua espressione poco felice, che si debba derivare i doveri concreti dall’imperativo categorico. Egli riconosce che la morale applicata ha bisogno di principi empirici e psicologici (r. V. 77, pr. V. 8); e se anche da principio ha considerato questa parte della morale come appartenente più propriamente all’antropologia (Grundl. 388), il suo contenuto è passato più tardi nella metafisica dei costumi. «Noi dovremo spesso prendere per oggetto la natura particolare dell’uomo, che è nota solo per esperienza, per mostrare in essa le conseguenze che si possono trarre dai principi morali generali: senza che perciò si detragga alla purezza di questi ultimi o se ne metta in dubbio l’origine aprioristica» (Met. d. Sitt. 216). Il fatto che la materia sensibile della legge morale è tolta, com’è inevitabile, dall’esperienza, non detrae perciò punto alla purezza del dovere. Ciò che in ogni singolo caso è veramente dovere non appartiene all’elemento empirico; ogni dovere particolare non fa che esprimere in condizioni empiriche diverse un’unica legge che è una forma intelligibile assoluta, indipendente in se stessa da qualunque condizione empirica1.


18. È innegabile che questa interpretazione avvicina singolarmente il principio kantiano al principio della morale wolfiana, del quale già Kant aveva riconosciuto il carattere formale2. Wolff aveva riposto il principio morale nella perfezione:



  1. Hoffbauer. o. c., 340 ss.
  2. Untersuch. üb. die Deutl. d. Grunds. d. nat. Theol. u. d. Moral., 299. L’analogia è stata, del resto, spesso rilevata, come p. es. dall’Hoffbrauer, o. c. 84 ss., dallo Snell, Menon (1789) 229 ss. Onde i numerosi tentativi di conciliazione fatti in sul primo apparire della morale kantiana; v. p. es. Schelle, üb. den Grund d. Sittlichkeit, 1791 (nel vol. III dell’Hausius).