Pagina:Mastriani - La cieca di Sorrento 1.djvu/166

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solenne, come se Iddio medesimo parlasse in quel suono misterioso, volgendo i miei foschi pensieri alla religione e al cielo, donde essa emana.

«Il suono della campana è immenso e sublime come il pensiero, solenne come la tomba, vago come il cuore. Quando più taccion dintorno le voci degli uomini e più si agita l’anima sul suo letto di spine, lo squillo d’una campana che lento si avvoltola nelle aure, come le celesti e profonde melodie di un organo sotto la cupola di un tempio, parla all’animo ambasciato segrete parole di conforto.

«Una indefinibile simpatia esiste tra i sospiri del religioso bronzo, e le ricordanze dei giorni trascorsi. E chi non sa come dolce è l’ora delle rimembranze? Dov’è chi mai, tra i fuggevoli istanti di una tempestosa esistenza, non si fermò un’ora, a riandar col pensiero i primi suoi affetti... per una madre?...

«La campana è sublime nella solitudine della campagna, quando i suoi tocchi vaghi ed immensi si confondono co’ mille indistinti mormorii che escono dal fondo delle valli e delle acque; quando essi si accordano a que’ lagni incerti che nell’agonia del giorno volano sopra un’aura, una foglia, un profumo; e quando le sue sonore ondulazioni si perdono con la luce nell’immensità del cielo, come si perdono nell’uomo le gioie, le speranze, la giovinezza e la vita.

«Tutti dicono che io sono bella, che i miei