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Vie Parisienne, dall’Echo de Paris al Gaulois, dal Journal al gravissimo Temps, è una cronistoria mondana assai più aggirantesi intorno alle fanciulle, che alle giovani maritate. E per arrivare fra noi, nei balli del Quirinale, lo sciame delle giovanette era così bello, così giocondo, così disposto a divertirsi, che formava, esso, tutto, tutto il brio di quelle feste, dove, naturalmente, le dame, mature e giovani, andavano per parata, per mostrare la loro beltà, le loro vesti, i loro gioielli e per ricevere una simpatica parola da Sua Maestà la Regina. La nostra Graziosa Signora Margherita amava molto tutto questo elemento giovanile, lieto, nelle sue feste, ed era contenta quando qualche altra fanciulla compariva nella vita mondana romana, ad accrescere il simpatico e vivace reggimento delle ragazze danzanti. Ciò è storia del passato: ma è storia.

VI. Segue: la fanciulle nei balli

Perché, infine, che cosa è un ballo? Se è un grande ballo, è una festa dove si debbono riunire la ricchezza delle sale, dei lumi, dei fiori, alla beltà ed all’eleganza delle persone: ma vi è un elemento indispensabile, perché esso riesca, ed è che vi sia il buon umore: il brio, l’entusiasmo debbono sopperire e sopperiscono, talvolta, così bene! Ora, diciamolo, la gaiezza, la giocondità, il sorriso spensierato, la gioia di vivere, non li portano, nei balli, se non le signorine. Le maritate, anche giovani, portano tutt’altra cosa: desiderio di apparire belle, di piacere: desiderio di avere il più bell’abito e la più bella collana di perle; desiderio onesto di affascinare: ma tutto questo è soddisfazione


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