Pagina:Matini - In Mugello, Firenze, 1913.djvu/13

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in mugello 9


una bella e rigogliosa selva di castagni, giungemmo alla villa dell’amico. Una lauta cena ci attendeva, dopo la quale e dopo alcune ore deliziose passate nel parco della villa e presso il laghetto grazioso, ci coricammo, per esser pronti la mattina a salir Monte Senario, prima del sorger del sole.

Albeggiava appena e le cime degli alti alberi annosi spiccavano nerastre sul pallido opalino del cielo, allorchè ci mettemmo di nuovo in via. Breve è il tratto tra Bivigliano e il Monte e in poco più di mezz’ora giungemmo al Santuario. La negra foresta dei folti abeti, sovra cui si leva la torre del cenobio, appariva in quell’ora come una lugubre folla d’incappati che aspettasse la voce di qualche sacro oratore.

Visitammo l’eremo; scendemmo nella foresta a vedere le grotte, ove si dice abitassero due santi; bevemmo un sorso dell’eccellente liquore che i monaci estraggono dalla resina degli abeti, che circondano il Convento e che chiamano appunto Gemma d’abeto, poi tornammo anche una volta sulla grande terrazza, donde si ha una meravigliosa veduta della valle dell’Arno e della Sieve. E fu così che io vidi, per la prima volta, da quel luogo incantevole, il Mugello.

Nei miei ripetuti viaggi, nelle più famose località d’Europa, ho veduto apparire sotto ai miei occhi molte splendide vedute, distendersi e avvicendarsi, come mostruose onde di fantastico Monte Senario(Fot. L. Gori).