Pagina:Maturin - Melmoth, I, 1842.djvu/283

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al riflettere che lo zelo e l’accortezza di mio fratello non mancherebbero di fargli rinvenire qualche altro mezzo da facilitare le nostre comunicazioni.

La calma durò per lo spazio di alquanti giorni, ma ben presto incominciò di nuovo a romoreggiare la tempesta. Dopo quattro giorni che il portinaio era passato di vita, la sera io mi trovava soletto nella mia cella, quando intesi un sordo, inusitato mormorio nel convento. Fu suonata la campana; il nuovo portinaio sembrava molto agitato; il superiore corse al parlatorio, e quindi tornò frettoloso a rinchiudersi nella sua cella. Furono tosto fatti chiamare alcuni de’ più anziani fra i religiosi; i giovani religiosi si parlavano fra di loro all’orecchio nei corridoi, chiudevano con violenza gli usciali delle loro camere; in una parola la confusione era generale. Io andava meco stesso dicendo: bisogna certo che sia intervenuta alcuna straordinaria circostanza; quindi aggiungeva: ciò forse riguarda la mia persona; le mie