Pagina:Meditazioni storiche.djvu/313

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ignorate, se non quando li troviamo sciolti da’più periti. Quel folto stesso in che parevan già convenir tutti, che la scrittura cinese fosse, fin dall’origine, ideografica e non fonetica, cioè esprìmesse le idee e non i suoni, è impugnato ora da quel nostro concittadino che accennammo fin da principio. — Ma quali che fossero questa lingua e questa scrittura cinese primitiva, elle ci lasciarono monumenti di che possiamo discorrere, i quattro King, o libri primitivi: il shuKing, l’TKing, il LiKi, e il shiKing.1 E del primo noi abbiamo non che parlato ma dato un sunto a sufficienza; e s’è potuto vedere che è la men religiosa fra le storie primitive, la più diversa, anzi opposta all’Indiane. — Il secondo s’attribuisce in parte a FoHi, il fondatore supposto delle genti cinesi, il rinnovator vero del genere umano, e poi a’re o imperatori suoi successori via via. £ lihro singolarissimo, e dalla sua singolarità provato evidentemente molto antico.

Consta prima di certe linee intiere e dimezzate (cosi

e cosi) le cui comhinazioni sono come il nucleo,

il testo del libro, segnato in ftl modo evidentemente prima che fosse inventata la scrittura. Seguono poi una prima ed una seconda interpretazione che sono veri enimmi, ed a cui s’aggiunsero interpretazioni posteriori diversissime; ma tutte sembrano aver voluto contenere verità piuttosto morali, e ricerche di cosmogonia piuttosto filosofiche che religiose.1 — II terzo King, o LtKi, é libro di riti o cerimonie; ma se sieno più o meno religiose, se contengano implicati o spiegati i dogmi,indeterminatissimi altrove, della religione cinese primitiva, io noi saprei dire, non conoscendone il testo.* —

1 A questi quattro libri canonici si suol aggiugnere un quinto, il TshunTsiev. Ila i quattro primi soli sono scritti nell’età di che partiamo, ^» e compilati poi o raccolti da Confucio. 11 quinto è scritto da lui, ed appartiene perciò all’età che incominceremo da lui. — De’quattro libri canonici in generale, ai pub veder* La Chiné par DaviB, Paris 1837, tomo 11, cap. XII, pag. 17 e seg.

’ TKing antiquùeùmu sinarum Uber, quem ex latina interpretatione P. Regia aUorumque em soeietatie Jet» PP. edidit Julius Mohl, voi. II, 18%, 1839, stuttgartiaa et Tubingiaa, sumpt. Cotte.

  • Davis, op. cit., pag. 20. Ma l’Autore dà questo libro delle cerimonie coma « una delle canse dell’immobilità cinese. » Io lo direi piuttosto effetto antichissimo, • prova che gli usi patrii erano gik da allora caduti in cerimonie. Ma ei si vorrebbe vedere il testo per affermare se siavi o no espressa tal decadenza.