Pagina:Meditazioni storiche.djvu/317

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debolezza, fiacchezza ed incredibil viltà. Vedrai l’ozio anteposto sempre all’operosità, il non curarsi al perdurare, il cedere al resistere; posto in cima d’ogni sapienza, santificato il non saper nulla, non pensar nulla, non far nulla, non credere nulla, un nullismo, uno scetticismo, nna negazione universale, una ingegnosissima e quasi magnifica pazzia, ma in somma nua pazzia. Io non so, per vero dire, una lettura più altamente istruttiva che questa; qui è il testo più antico, qui uno de’ più belli che abbiansi della sapienza antica, qui anzi uno di quella sapienza rara e superiore (quella che fu poi sapienza socratica}, che vede la propria vanità e rinnega ogni ambizione, il nome stesso di sapienza; qui prendiam sul fatto, forse la prima, certo una delle prime ribellioni della ragione umana, ed una ribellione alle tradizioni corrotte, nna ribellione che aveva dunque per sè ogni opportunità, ogni diritto, ogni buon auspicio. E la ragione umana vi si ribella bene in sul principio; ma subito dopo, appena innoltrando, nel corso d’una vita d’uomo, d’un breve libro, ella si corrompe da sè, s’esagera, oltrepassa ogni moderazione, quella moderazione, quel ne quid nimis o giusto mezzo che ella stessa raccomanda, e riesce in somma in un sol passo qui, a ciò cui riuscì lentamente dappertutto altrove, all’ultimo scetticismo e quietismo. Quando t’alzi da questa lettura, tu crederesti aver percorsa tntta intiera la storia dell’antica filosofia; diresti averne veduto un ritratto in miniatura; tu la comprendi preventivamente quale l’intenderai quando studierai meco, o forse meglio da te, l’età seguente degli svolgimenti filosofici. E tu puoi pure preventivamente intendere tutta la storia cinese fino ai nostri di; la storia di quella nazione che fu ed è la più tollerante di tirannia interna e d’invasioni straniere, la più oziosa, la più passiva, la più stoltamente immutabile fra tutte. Ma non attribuiscansi questi ozi e vizi al povero filosofo; compatiscasi anzi questo, il quale, pensatore per sè profondo ed amorevole, epperciò avente in sè il germe d’ogni buon pensare ed operare, soffri esso all’incontro e la mala influenza universale dell’età, e quella particolare della nazione sua; come vedremo soffrirne poi Confucio scolaro ed avversario di lui,