Pagina:Melloni - Relazione intorno al dagherrotipo, Napoli, 1839.djvu/8

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distanza focale rimane incerta, e l’immagine come orlata di striscie colorate. Una seconda causa della dispersione focale deriva dalla figura sferica delle lenti, che, per concentrare perfettamente nel fuoco la massa di luce proveniente da ogni punto del corpo, dovrebbero avere dimensioni picciolissime rispetto al raggio di curvatura; ed ognun vede che non si potrebbe ridurre eccessivamente l’ampiezza della lente se non a discapito della intensità delle immagini. Ma la scienza teorico-pratica dimostrò, in tempi non molto remoti, come si possa rimediare a queste due aberrazioni, di refrangibilità e di sfericità, componendo la lente con due diverse qualità di vetro, e communicando alla sua superficie anteriore una forma concava di una data curvatura: queste lenti diconsi acromatiche e periscopiche. È veramente mirabile la nitidezza delle immagini che si ritraggono colla loro applicazione alla camera oscura, e basta contemplare un solo istante questi graziosi fantasmi per sentir tosto sorgere nell’animo un vivo desiderio di renderli stabili, ed utili così all’arte, ed alla scienza: tuttavia, quantunque si cercasse di disegnarli per sovrapposizione sulla carta sino dal primo loro apparire per opera del Porta, un tal metodo non produsse che poco o niun frutto; alcuni pittori se ne servirono bensì per abbozzare le masse principali di certi punti di vista, e ritrarne le varie parti nelle giuste loro proporzioni; ma era d’uopo finir poi questi quadretti coll’arte ordinaria del disegno, essendo quasi impossibile il seguire con esattezza la somma precisione dei contorni, essendo impossibile sopratutto di entrare nelle minutissime loro particolarità senza nuocere immensamente all’effetto della prospettiva. Chi avrebbe creduto pochi mesi fà, che la luce, essere penetrabile, intangibile, imponderabile, privo in somma