Pagina:Memini - Mia, Milano, Galli, 1884.djvu/204

Da Wikisource.

occhi chiusi e con certi lagrimoni tanto fatti, sulle guancie. No, no, alla Carolina non la davano a bere e i medici potevano dir nomacci latini quanti ne volevano, ma il male di quella signora era tutta passione, ecco cos'era, le gelosie e le pene che le aveva fatte passare il Duca per quella strega grassa, per quella Russa che rideva sempre.

Drollino ascoltava attentamente questi sfoghi della Carolina, senza dir nulla, senz'avvedersi che la cameriera belloccia e garbata avrebbe forse parlato anche di qualcos'altro. Egli aveva ben poco da fare in quei giorni e però ammazzava il tempo a furia di lunghe, faticose cavalcate, al ritorno delle quali Mia era bene spesso tutta bianca di schiuma.

Qualche volta, in casa o pel viale Drollino si imbatteva col Duca. Giuliano non s'accorgeva sempre della presenza del giovane, ma Drollino avvertiva ogni volta, con una specie d'intuizione, l'appressarsi del padrone e se n'aveva il tempo,