Pagina:Memorie per servire alla vita di Dante Alighieri.djvu/177

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onde ne venne quel Comento, il quale fu dato alle stampe, non sono molti anni1, e che non si estende oltre il verso 17. del XVII. Canto dell'Inferno2. E quantunque nella prima deliberazione si fosse dichiarato, che per un’anno solo intendeva la Repubblica di eleggere quello che doveva spiegar Dante, bisogna non ostante, che con altri decreti prolungasse di mano in mano questo tempo a motivo del profitto, che ne ridondava in coloro che sentivano dichiararsi i sublimi, ed utili insegnamenti della Divina Commedia. Imperciocchè dopo la morte del Boccaccio seguita il dì 20. di dicembre 1375.3 altri soggetti furono di seguito scelti per quest’impiego, dei quali si potrebbe tessere una lunga serie4. Eglino nei giorni festivi ora in un luogo,

  1. In Napoli con la data di Firenze nel 1724. nel Vol. V. e VI. delle opere dello stesso Boccaccio. A questo Comento vi sono le Note dell’Abate Anton-Marla Salvini inserite nella detta edizione alla fine del medesimo (Vol. VI. pag. 332. 386.); della pubblicazione del quale tratto da un Testo a penna del Cav. Anton Francesco Marmi, si ha l’obbligo a Lorenzo Ciccarelli Giureconsulto Napoletano. (Ved. l’illustre Autore delle Note alle Lettere di Fra Guittone df Arezzo pag. 189.).
  2. Gio. Battista Gelli nella sua settima Lettura sopra Dante interpretando quella terzina del Canto XVI. dell'Inferno che incomincia:
    La gente nuova, e subiti guadagni,
    scrive che il Boccaccio non passò colla sua Esposizione questo luogo, per essergli sopraggiunta la morte; ma le lezioni stampate arrivano più oltre, come si è detto. Lavoro diverso da questo, ma pure del Boccaccio, fatto nella sua gioventù, sono le Chiose sopra tutta la Commedia, che si conservano in un Testo a penna cartaceo in foglio del secolo XV. della Libreria Riccardiana Segn. O. I. N. XIV. del quale molto vi sarebbe da dire ricopiando ciò che sopra di esso con la sua solita erudizione ha scritto il Lami nel Catalogo dei manoscritti di detta Libreria, e particolarmente nelle sue Novelle Letterarie dell’anno 1752. num. 29. e 31. Questo Codice è unico, per quanto mi è noto.
  3. Manni loc. cit. cap. 35.
  4. Sarebbe necessario, che alcuno si prendesse la pena di ricercare le notizie di tutti coloro, i quali esposero la Commedia