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deliberarono i Padri Francescani di cercare altrove una più conveniente dimora, e fondarono un nuovo Convento ed una nuova Chiesa sulla sponda destra di Cevetta e non distanti dalla rocca del forte. Non si conosce l’epoca precisa di questa traslocazione, ma vi è tutto a credere che sia anteriore al 1400.

Colla scorta della visita pastorale di monsignor Peruzzi nel 1585, daremo una precisa descrizione della Chiesa di questo traslocato Convento. Eccone le precise parole tradotte dal latino in cui è scritta la relazione di questa visita:

«Addì cinque maggio 1585, visitò il Prelato la Chiesa di S. Francesco fuori immediatamente della terra e del paese di Ceva vicino al fiume Cevetta. Vide che questa Chiesa era molto vasta e composta di tre navate. Le di lei pareti erano però molto deturpate dall’attaccatavi polvere e fango in seguito al naufragio sofferto per l’alluvione non mai sentita a memoria d’uomo, avvenuta nello scorso anno 1584, per l’impeto delle acque di Cevetta e di Tanaro che apersero i monumenti, ne strascinarono le ossa dei morti, ed esportaronsi persino le granaglie di cui era provvisto il Convento, dimodochè dovettero i padri Sacerdoti ridursi al numero di cinque, da otto che erano per l’addietro.

Per l’ordinario due di questi Padri erano approvati per le confessioni o dal Vescovo d’Alba, o dal suo Vicario Foraneo di Ceva.»

O per povertà o per incuria questa Chiesa, trovavasi mancante di molte cose necessarie al culto divino. Si conservava l’Eucaristia in un calice, ed in un tabernacolo di terra cotta. Prescrisse il Vescovo visitatore che nell’esposizione del SS. si dovessero accendere n° dodici candele disposte in forma triangolare, sei delle quali fossero di cera (il che fa supporre che in quei tempi si usassero nella chiesa anche candele di sevo). Quasi tutti gli altari erano mancanti di croce e di candellieri, e non vi erano in Chiesa confessionali per udir le confessioni delle donne.