Pagina:Memorie storiche della città e marchesato di Ceva.djvu/226

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di Ceva, vi insegnò rettorica, e fu precettore di Carlo Marenco e del notaio Giansecondo Rovea, che lasciò erede d’ogni suo avere. Godeva della stima e benevolenza dei più distinti cittadini Cevesi, di modi assai gentili e di carattere franco, e conversar ameno, lasciò memoria di detti spiritosi ed arguti. Trovandosi oppresso dal male, nell’ultima sua malattia fu visitato da un distinto personaggio, il quale per fargli coraggio ebbe a dirgli: padre, non si perda d’animo, che la sua fisonomia non presenta sintomi allarmanti, e lui sorridendo disse: Vatti a fidare della faccia d’un frate.

Nell’anno 1843 li 4 gennaio, la compagnia del suffragio fece acquisto dal suddetto signor notaio Rovea di quel resto di convento che fu ridotto a chiesa mortuaria sotto il titolo di S. Agostino, molto frequentata dai cittadini Cevesi, i quali ben sovente vi fan celebrar messe pei loro defunti.