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Fra Giacomo d’Acqui raccontò che l’anno del Signore 934, essendo imperatore romano Ottone VI, un personaggio Alemanno, venne in Italia in compagnia di sua moglie incinta, e si avviarono verso Roma per visitar divotamente la città santa, volentes Romam ire devotionis causa.

Giunti a Sezadio di Lombardia, diocesi d’Acqui, dove si trovavano nobili personaggi padroni di quel paese ed anche di Spigno, la moglie di questo nobile teutone diede colà alla luce un figlio bellissimo (filium masculum pulcherrimum). Fu tenuto al battesimo dai signori di quel paese, e gli fu imposto il nome di Aleramo. Affidato ad una nutrice teutonica anch’essa, continuano i genitori il loro viaggio per Roma, vi cadono infermi, e vi lasciano la vita amendue. I signori di Sezadio, prendono cura dell’orfano bambino. Fatto grandicello lo istruiscono nelle armi.

Rivoltatasi Brescia al suo imperatore, allestisce costui un grand’esercito, chiede soccorso a quei di Sezadio, ed uno fra i suoi signori si prende per iscudiere Aleramo e va alla guerra. Appena il vide l’Imperatore restò preso dal suo nobile aspetto, dall’aria marziale, e dalla sua facondia, l’interrogò chi fosse. Rispose con franchezza Aleramo, di sangue son Teutonico, ma nato ed allevato in Lombardia. Entrò nella grazia dell’Imperatore Teutonico anch’esso, lo volle alla sua corte, lo fece suo soldato e suo coppiere. Et factus est Aleramus miles, et pincerna imperatoris Ottonis istius nominis VI Romanorum.

Si passa quindi a narrare gli amori di Aleramo con Adelasia figlia dell’Imperatore, loro fuga dalla corte imperiale, et cum duobus equis uno albo et alio rubeo fugientes, giungono alle Alpi dal Contado d’Albenga. Si ricoverano in una caverna detta Pietra Ardena sull’alto di una montagna. Il

    Bergomense ― Marco Antonio Sabellico ― Il Biondo ― Raffaello Volterrano e Giorgio Merula Alessandrino; ne scrissero anche Gasparo Bugati ed il poeta Antonio Astesano.