Pagina:Memorie storiche della città e marchesato di Ceva.djvu/321

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gli disse amorevolmente, non occorre mio figlio che vi diate tanto incomodo.

Dopo questa così parca refezione andò a riposo, e dormì per due ore in un letto all’imperiale, che al dire del suo cameriere particolare avea molta somiglianza con quello in cui dormiva nel Vaticano. Questo letto ora trovasi nella casa parrocchiale dello scrivente, come preziosa memoria d’un tanto personaggio.

S’affollò gran gente nella pubblica piazza. Il Pontefice da un balcone di casa Morretti diede al popolo la benedizione papale. E siccome i tetti delle case in prospettiva erano coperti di gente avida di vederlo, ne fu egli commosso, e quel che più attirò il suo sguardo si fu un ragazzo che si era avviticchiato alla croce dell’arciconfraternita.

Alli 5 della stessa sera Boissard diede ordine della partenza, si trovarono alla porta del palazzo due lettighe, l’una pel santo Padre e l’altra pel prelato Doria.

Erano pronti otto robusti portatori sotto la direzione del signor Andrea Ponte fu Giuseppe uomo di conosciuta probità e religione, e che fu narratore allo scrivente di quanto si dirà in appresso.

Boissard con quattro gendarmi a cavallo scortava la pontificia lettiga, seguiva il signor sindaco Giacomo Davico e i civici consiglieri, non che una turba di persone che a dispetto del Boissard tenevano dietro al santo Padre. Alle Mollere s’aggiunsero altri gendarmi, ed altri a Priero per tema che si facessero tumulti e dimostrazioni in favore del Papa.

Giunto il convoglio nella piazza di Priero si prese fiato. Boissard indispettito per la calca che assediava la lettiga del S. Padre, gridò che si andasse avanti, fece scalpitare bruscamente il suo cavallo con ispavento dei circostanti e si riprese la marcia. Ne restò offesa tutta la popolazione, e la civica amministrazione di Ceva giustamente sdegnata pel villano procedere di quel capitano se ne ritornò rattristata alle proprie case.