Pagina:Memorie storiche della città e marchesato di Ceva.djvu/353

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Spagnuoli restaronvi di nuovo aggregati Bardinetto, Calizzano e Massimino.

Si vedono tuttora le maestose rovine del castello di questo paese, ma distanti dall’attuale abitato su nei boschi della montagna.

Prima delle guerre Napoleoniche Massimino era la terra di rifugio dei banditi del Piemonte, e vi si faceva un forte contrabbando per essere appartenente al Genovesato.

MOMBARCARO. Così detto perchè dalla sua altezza che sta a 919 metri sopra il livello del mare; nelle ore serene del mattino si veggono le barche sul mediterraneo quantunque ne sia distante più di trenta miglia.

Nel 1142 faceva parte del marchesato di Ceva, in seguito i marchesi di Saluzzo lo riconobbero dai principi del Monferrato. Passò alli Spinola di Genova, poscia ai Falletti di Alba, ai quali fu tolto da Carlo V. Finalmente fu posseduto col titolo di Baronia da Clemente Vivaldo di Mondovì.

L’alta torre che resta in piedi, e su cui fu posto un segnale topografico, addita il sito dell’antico castello che fu demolito in tempo della guerra civile tra i principi Tommaso e Maurizio di Savoia e la duchessa reggente.

MOMBASIGLIO. Nel 1090 era posseduto da un certo Ottone vassallo del marchese di Savona.

Nel 1134 i fratelli Bonifacio, Oberto, Odone, Enrico e Guglielmo con Alasia loro genitrice, fecero donazione di quel castello ai vescovi d’Asti.

Nel 1349 il marchese Corrado di Ceva, mandava a suo nome un nunzio per ricevere dal vescovo d’Asti l’investitura del feudo di Mombasiglio.

Il duca Ludovico d’Orleans nel 1493 confiscava questo paese con molti altri a Gian Francesco dei marchesi di Ceva,

    letti delli feudi di Mombarcaro e di Benevello, i quali diede a D. Alvaro Sanchez suo capitano generale che fu pure signore di Dogliani. Stimatissime sono le rubiole che ivi si fanno.

    Mombasiglio. Vi si venera il corpo di S. Ammiano ottenuto da Roma