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vendute avevano le anzidette Castella. Quest’omaggio si prestò in mano di Vincenzo d’Acqui e di Gualtieri Saliceto di Provenza procuratori del sopraccennato principe Carlo d’Angiò.

Da lì a pochi anni distolto questo nuovo re di Napoli dalle guerre che doveva sostenere contro Corrado, perdette in Piemonte non pochi dei fatti acquisti. Elevatasi la Città d’Asti in governo repubblicano andò crescendo in potenza, in ricchezze ed in credito. Col danaro e colla forza comprava amicizia e confederazioni ed alleanze dai vicini Signori.

Anelava in modo particolare all’amicizia di Giorgio II, denominato il Nano per nobiltà, per talenti militari, e per numero di Castella ragguardevolissimo. Con atto delli 30 novembre 1273 aveva già ratificato le alleanze fatte cogli Astigiani dai suoi maggiori, ed animato in adesso da Oddone Del Carretto Marchese di Savona s’accostò alla nuova repubblica anzi incaricò lo stesso Oddone di trattare con esso del vassallaggio delle principali terre del suo Marchesato, compresavi la capitale. Questo trattato fu conchiuso da Oddone, e ratificato da Giorgio Secondo li 22 ottobre e 21 novembre 1295 in Asti, sub voltis S. Secundi.

Il comune d’Asti lo rinvestì immediatamente dei luoghi anzidetti, e gli sborsò per questo lire centomila astesi, che equivalgono a lire novecentomila italiane.

Il marchese Nano dopo che pel trattato d’Asti raffermò i proprii stati, potè dettar la pace a Mondovì nel giorno 25 di giugno 1297. Riconobbe il territorio di quel comune nelle ville, e nei castelli di Torre, Roburento, Montaldo, Frabosa, Roccaforte, Villanova, Vasco, S. Biagio, Rocca de’ Baldi, Carrù, Carassone, e gli rilasciò i prigionieri ed i carcerati, ma col patto di esiliare dalle sue terre i marchesi Oddone e Francesco di Cravesana, il marchese Guglielmo di Ceva, i signori di Monasterolo e di Ormea, di Battifollo, di Scagnello, di Massimino, di Pornasio, Nuceto e Cusio, e che gli uomini di Mondovì non potessero allearsi coi Bressani.