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84 arco traiano


Rossi, che malamente vi scorge due figure togate, oltre quella dell’Imprradore, crede che esse sieno quelle dei consoli di quell’anno Senecione e Palma; ora, limitati ad un solo, il lettore scelga fra essi, ove ve ne sia alcuno rappresentato. Ma, quale esso sia, egli è certo un personaggio importante.

Un’osservazione speciale su questo quadro si è che l’artista, per dar risalto alle figure che son messe in quattro piani, e per trovarsi con l’aggiustamento del vivo della facciata nell’intercolunnio, ha fatto ricorso al partito di sgusciare il marmo al di sopra delle teste dei personaggi; il che produce un effetto ottico favorevole, per via delle ombre proiettate in quell’incavo, come di uno sfondo di prospettiva.

Questo quadro, come il precedente che abbiamo esaminato, per essere troppo basso e più a tiro dei monelli, fu molto danneggiato. Nessuna delle figure conserva più le mani; i volti sono deformati, massime quelli di Traiano e dell’altro togato. Non per tanto, però, puossi ancora ravvisarvi, oltre la stupenda maestria dell’azione viva, già rilevata, il partito ricco delle pieghe e degli avvolgimenti delle vesti, le proporzioni e le naturali inflessioni del corpo, le spontanee movenze. Nessun artificio, nessuna esagerazione si scorge sia nello insieme che nei particolari d’ogni figura. Tutto ciò seduce l’occhio dello intelligente.

Terzo quadro grande (il secondo sulla facciata interna, a sinistra dell’osservatore, al di sopra dell’imposta del fornice) Tav. XVI.

Una delle maggiori glorie civili di Traiano si fu quella di aver resa la giustizia accessibile a tutti; e anche nelle cause in cui fosse interessato il fisco la garenzia più ampia fu data al più modesto cittadino1. Agitandosi in quel tempo una delicata e difficile quistione intorno ai codicilli del testamento di certo Giulio Tirone, che in parte eran ritenuti veri, in parte falsi, i di costui eredi avevan pregato Traiano, quando era ancor nella Dacia, di trattar personalmente questo affare, essendo accusati delle falsità Sempronio Senecione, cavaliere Romano, ed Euritmo, procuratore e liberto dell’Imperadore. Tornato Traiano, e villeggiando a

  1. Plinio, paneg. cap. XXXVI o seguenti.