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ed immagini di Apollo ce lo mostrano nudo affatto, a cominciare dall’Apollo di Belvedere.

Il serto di lauro alla chioma della nostra figura potrebbe significare che essa sia una Venere vincitrice, tanto comune nelle monete e nelle antiche medaglie1.

E se pure questa figura non rappresenta Venere, può ritenersi, sulla opinione del Montfauçon, che sia quella simbolica della sicurtà ottenuta.

Nè minori difficoltà presenta l’altra figura che è scolpita alla destra di Ercole, sul lembo estremo del quadro. Essa è distesa sul masso di roccia che descrissi di sopra, col corpo nudo dalla cintola in su, e con drappo che le involge le cosce, per quanto apparisce nel breve intervallo tra le teste dei due ultimi personaggi togati. Si appoggia sul gomito destro alla roccia che le fa da cuscino. Ha il petto e le braccia molto virili, come ben si scorge dalla incisione istessa; ha il crine intonso, folto; e scorgesi che abbia avuto anche un serto, probabilmente di alloro, giacche il tempo l’ha danneggiato alquanto. È imberbe affatto. Attorto al braccio destro, sotto di cui esce un lembo del drappo, ha un grosso serpe, di cui stringe la testa con la mano; e con la sinistra, ora rotta per il distacco dei pezzi di marmo, reggeva un’ancora, una vera e precisa ancora, che Rossi dice non saper cosa sia, perchè non fece osservazione al monumento direttamente. Ma io ho esaminato la figura del quadro proprio dappresso, e mi son convinto che è un’ancora, tal quale è figurata in molti monumenti e medaglie romani, e come si scorge sovente sul rovescio dell’asse romano2.

Per una conoscenza molto imperfetta di questa figura del nostro monumento Rossi asserisce, sull’autorità del Montfauçon, che sia quella di Giove Axur, perciò imberbe; e di fatti quest’autore3 cita degli esempii di Giove imberbe. Ma io, senza entrare in una disquisizione molto intricata, che non sarebbe della mia

  1. Paolo Pedrusi, i Cesari in argento, tom. 3. tav. XXI, fig. II. e opera cit. Romanum Museum Michaelis Angeli Causei, tom. I. tav. 40.
  2. Vedi: tav. C della 1. parte del vol. 1. dell’opera citata del Montfauçon, e tav. XLVIII, fig. 7 del 3. vol. del supplemento alla stessa opera.
  3. Luogo ultimo citato.