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del castello medioevale 483

gione Sforza Attendolo da Cotignola, il quale, passato dai servigi di Papa Giovanni XXIII a quelli di Ladislao e quindi della sudetta Giovanna II.a, da costei era stato elevato al grado di Gran Contestabile del Regno, carica che gli tirò addosso l’odio dei Baroni1. Ma il detto Sforza, tradotto nel Castello Nuovo di Napoli, non solo l’anno appresso fu rimesso in libertà2, ma quanto nel 1418, col consenso di Papa Martino V, dalla stessa Regina Giovanna fu investito della Rettoria di Benevento, che egli lasciò poi in retaggio a suo figlio Francesco nel 1424, e venne ad abitar questo Castello dove era stato fatto prigione3.

Ritornato indi a poco Benevento sotto il dominio Pontificio, vi furono ripristinati i Rettori Ecclesiastici; e da quel tempo non si trova più cenno alcuno di questo Castello nelle istorie.

Questi brevi ricordi fan chiaro però che non bene si avvisavano coloro i quali anni addietro propugnavano la demolizione di questo Castello; imperocchè esso costituisce sempre una pagina della storia locale; e le memorie son più conservate allorchè hanno a riscontro la testimonianza dei monumenti.

Oltre a ciò, da secoli questo Castello corona la città nella sua parte più eminente, e le dà una impronta propria. Il forestiere di lontano non la ravviserebbe più, ove le fosse mozzato il capo.

Oh, i moderni demolitori! Essi, senza accorgersene, sono più barbari dei vandali.

Presso questo Castello vedesi un leone sopra una colonna formata di due stilobati identici prismatici ottagonali sovraccarichi di ornati, opere della decadenza romana, retti a loro volta da un piedistallo moderno. Una iscrizione moderna sul fronte di questo piedistallo vorrebbe darci a credere che quel leone sia il simbolo della vigilanza, della maestà e fortezza dell’antico popolo dei Sanniti, e ci dice che la colonna (cioè quei due stilobati romani) trovata fra le macerie del Castello, fu innalzata in onore di Papa Urbano VIII dal Senato e dal popolo di Benevento nell’anno 1640. È la seguente:

  1. Borgia op. cit. parte II. pag. 200 a 202.
  2. Id.id.parte II. pag. 201.
  3. Id.id.id. pag. 195, in nota, e 202.