Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
atto terzo | 299 |
non parlarmi per ora:
lasciami in libertá. Dubito ancora.
Mitrane. Piú liete immagini
nell’alma aduna:
giá la fortuna
ti porge il crine;
è tempo alfine
di respirar.
Avvezzo a vivere
senza conforto,
ancor nel porto
paventi il mar. (parte)
SCENA X
Alceste e poi Barsene.
del trono di Seleucia! e tanto ignoto
a me stesso finor! Quante sembianze
io vo cangiando! In questo giorno solo,
di mia sorte dubbioso,
son monarca e pastore, esule e sposo.
Chi t’assicura, Alceste,
che la fortuna stolta
non ti faccia pastore un’altra volta?
Barsene. Fenicio è dunque il re?
Alceste. Lo scelse al trono
l’illustre Cleonice.
Barsene. Io ti compiango
nelle perdite tue. Ma, non potendo
la regina ottener, piú non dispero
che tu volga a Barsene il tuo pensiero.
Alceste. A Barsene!
Barsene. Io nascosi