del regno il freno ad una destra imbelle,
non atta a moderarlo; io vi difesi
dal nemico furor; d’eccelse mura
Babilonia adornai;
coll’armi io dilatai
i regni dell’Assiria. Assiria istessa
dica per me se mi provò sinora,
sotto spoglia fallace,
ardita in guerra e moderata in pace.
Se sdegnate ubbidirmi, ecco depongo
il serto mio. (depone la corona sul trono)
Non è lontano il figlio:
dalla reggia vicina
porti sul trono il piè.
Coro. Viva lieta, e sia regina
chi finor fu nostro re.
(Semiramide si ripone in capo la corona)
Mirteo. Ah, germana!
Semiramide. Ah, Mirteo!
(scende dal trono ed abbraccia Mirteo)
Scitalce. Perdono, o cara:
son reo... (s’inginocchia)
Semiramide. Sorgi, e t’assolva
della mia destra il dono. (porge la mano a Scitalce)
Scitalce. Oh Dio! Tamiri,
coll’idol mio sdegnato,
io ti promisi amor...
Tamiri. Tolgano i numi
ch’io turbi un sí bel nodo. In questa mano
ecco il premio, Mirteo, da te bramato.
(dá la mano a Mirteo)
Scitalce. Anima generosa!
Mirteo. Oh me beato!
Ircano. Lasciatemi svenar Sibari, e poi
al Caucaso natio torno contento.
Semiramide. D’ogni esempio maggiori,