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rispettoso s’ammira;
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Ircano. Miserabil mercé! Meglio fra noi
si trattano gli amori. Al primo sguardo,
senza taccia d’audace,
si palesa l’ardor. Cangia d’affetto
ciascuno a suo talento;
ama finch’è diletto,
e tralascia d’amar quando è tormento.
Mirteo. O barbaro è il costume,
o non s’ama fra voi. Gioia è la pena,
ed un’alma fedele
sé per l’amato ben pone in obblio.
Ircano. Ciascun siegua il suo stile: io sieguo il mio.
Maggior follia non v’è
che, per godere un dí,
questa soffrir cosí
legge tiranna.
Io giuro amore e fé
a piú d’una beltá;
né serbo fedeltá,
quando m’affanna. (parte)
SCENA VIII
oh qual piacere è il mio! Signor, perdona,
se col nome d’amico ancor ti chiamo.
Per Idreno in Egitto,
non per Scitalce, il principe degl’indi,
sai pur ch’io ti conobbi.
Scitalce. Allor giovommi
nome e grado mentir. Cosí sicuro,
per render pago il giovanil desio,
vari costumi appresi:
molto errai, molto vidi e molto intesi.
Ah, non avessi mai
portato il piè fuor del paterno tetto!